Referendum sanità: La regione toglie la parola ai cittadini!

Cgil, Fp Cgil e Spi Cgil, Federconsumatori Lombardia, insieme a decine di Associazioni fra cui ACLI, ARCI e Medicina Democratica hanno depositato tre quesiti referendari sulla legge sanitaria regionale con l’obiettivo di avviare un percorso di rafforzamento della sanità pubblica attraverso uno strumento democratico che dà la parola direttamente ai cittadini. 

L’Ufficio di Presidenza, organismo deputato ad esprimersi sull’ammissibilità dei quesiti, il 25 Agosto non ha espresso parere unanime, rinviando la decisione al Consiglio Regionale. Fin da subito abbiamo denunciato l’evidente tentativo di trasformare quello che doveva essere un semplice passaggio formale in una discussione politica.

Le nostre preoccupazioni si sono avverate!

Il Consiglio Regionale, a maggioranza e senza alcuna interlocuzione con i promotori, ha dichiarato inammissibili i quesiti privando le cittadine e i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati della legittima possibilità di esprimersi nel merito del modello fallimentare lombardo.

Nel frattempo i problemi si aggravano, per le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità e del sociosanitario, per le cittadine e i cittadini: lunghe liste di attesa, insostenibili rette a carico delle famiglie nelle RSA, assenza di strutture di prossimità, carenza di Medici di Medicina Generale e il progressivo smantellamento degli organismi di vigilanza sulla salute nei luoghi di lavoro.

Di queste criticità, esito di scelte politiche precise portate avanti negli anni, si avvantaggia il privato. La nostra lotta continua, il referendum è un mezzo ma non l’unico. Ricorreremo al TAR contro lo scippo della democrazia, proseguiremo nella mobilitazione sui territori a partire dalla manifestazione nazionale del 7 ottobre.

La salute non può essere garantita solo a chi può pagare!

 

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