25 novembre, contro la violenza sulle donne: Serve una rivoluzione culturale

Cremona, 25 novembre – In Italia, l’ombra della violenza cala drammaticamente sulle donne: 83 vite spezzate in meno di 11 mesi, 54 di queste per mano di partner o ex partner. L’ultima vittima, Rita, 66 anni, è stata strangolata a mani nude dal proprio marito settantenne, tragedia avvenuta pochi giorni dopo il femminicidio della giovanissima Giulia Cecchettin. 

Ogni tre giorni, in media, una donna perde la vita in questo orribile ciclo di violenza. 

Ogni anno sono decine di migliaia le donne che subiscono violenza fisica o verbale per mano di un marito, fidanzato, compagno o di un ex che non accetta la fine di una storia: quasi 14.500 donne si sono rivolte ai pronto soccorso nel 2022, vittime di abusi fisici e sessuali, di botte e stupri.

Questa drammatica situazione è solo la punta di un iceberg: tante sono ancora le donne che non denunciano, che non scappano, che continuano a subire, per le quali al dolore degli abusi si aggiunge la paura di non essere credute, di essere colpevolizzate e giudicate, paura di non essere tutelate.

Questi numeri non sono solo statistiche; sono un grido di dolore che richiede un cambiamento urgente e radicale, a partire dalla consapevolezza che ad armare la mano del femminicida o del violento non è quasi mai una patologia, ma qualcosa di ben più profondo e radicato nella società che richiede un grande sforzo da parte di tutti noi, riconoscendo le contraddizioni presenti in ognuno di noi e affrontandole seriamente. Non ci si può stupire di un femminicidio solo perché “aveva la faccia da bravo ragazzo” o “le faceva pure i biscotti”: la becera ed anacronistica cultura patriarcale e sessista che non accenna a morire e la cultura del possesso sono i veri mandanti di questa strage quotidiana e sempre troppo attuale.

La CGIL si impegna a portare questo grido nelle strade, nelle case, nelle istituzioni. La violenza sulle donne non conosce confini geografici o sociali. È un dramma che travalica ogni barriera.
Educare gli uomini fin dall’infanzia a rispettare l’autonomia e la libertà delle donne è cruciale. È fondamentale insegnare che le donne possono terminare una relazione, eccellere professionalmente e personalmente, e vivere liberamente senza timore o colpa. Insegnare che il diritto a bere un bicchiere di più deve essere tutelato, senza dover stare attente ai “Lupi cattivi”.

Bisogna promuovere la cultura del rispetto e il valore delle differenze a partire dalle scuole per l’infanzia in tutto il Paese, e per farlo è necessario investire seriamente e non a parole o spot elettorali, così come è importante affrontare il tema all’interno della formazione obbligatoria su salute e sicurezza nei posti di lavoro.

È inoltre di non secondaria importanza agire sulla qualità del lavoro femminile, per permettere alle donne – in particolare quelle vittima di violenze domestiche – di essere veramente libere. Il nostro Paese, invece, continua a collocarsi agli ultimi posti per quanto riguarda l’occupazione femminile.

C’è bisogno di una reale presa di coscienza e interventi concreti verso una vera e propria rivoluzione culturale per sradicare dalla società le reali cause di questo fenomeno. E a chi con azioni, parole e disegni di legge sembra ancorato ai tempi in cui “Berta filava” in quanto “donna e angelo del focolare”, a chi ritiene che una donna debba essere identificata solo dal proprio essere madre, le donne e gli uomini della CGIL rispondono con forza che al Paese non servono ruoli anacronistici e discriminatori, ma che al Paese servono politiche per il lavoro, per la famiglia, per il welfare che vadano nella direzione della giustizia sociale per tutti,  per la pari dignità e per le pari opportunità tra donne e uomini, così come la nostra Costituzione prescrive.

Maria Teresa Perin
Segretaria CGIL Cremona con delega alle pari opportunità e alle politiche di genere

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