L’intervista a Mario Giuseppe Santini, Segretario SLC Cgil, a tutto campo sul ruolo delle Poste.

L’intervista a Mario Giuseppe Santini, Segretario SLC Cgil, a tutto campo sul ruolo delle Poste.

Mondo Padano, Venerdì 9 aprile 2021

Sempre in servizio

«Al nostro incondizionato riconoscimento a chi è in prima linea, come i medici, va aggiunto un grazie a molte altre categorie che non si sono mai fermate»

 

Mario Giuseppe Santini, Segretario Generale SLC CGIL Area Sud Lombardia (Pavia, Lodi, Cremona e Mantova), pone l’accento sul prezioso lavoro svolto dai dipendenti di Poste Italiane in questo anno di pandemia. Lavoratori che, con il nuovo sistema di prenotazione delle vaccinazioni anti‐Covid assumono una rilevanza ancora più strategica: «Questo tipo di attività merita di andare sotto i riflettori, ma non per forme di eroismo da ‘macho’, ma perché nella loro resilienza conservano dei valori altissimi per la nostra società che gli deve dare il giusto valore. Per SLC CGIL, che è un sindacato costruttivo e progressista, le imitazioni di altre sigle sindacali o da parte delle aziende che tendono a sminuirne il significato e l’operato non rappresentano un problema, ma uno stimolo».

Che giudizio dà di questo ultimo anno di convivenza con la pandemia?

«Quante volte durante la pandemia abbiamo usato la parola “eroi” per definire una certa categoria di lavoratori? Soprattutto poi legata al fatto che continuavano il proprio lavoro, anche con relazioni dirette, e si spera anche protette, con la clientela, tutti i giorni, perché considerato lavoro “essenziale” per la comunità. Senza mettere in graduatoria, o categorie di lavoratori contro, e riconoscendo il discorso della prima linea, in cui ci sono evidentemente i medici ed i paramedici a cui va tutto il nostro incondizionato riconoscimento. Ci sono però altre categorie di lavoratori che si sono adoperate senza riserve per far si che questo paese avesse le risorse basilari per andare avanti. Mi riferisco ad esempio ai dipendenti della Grande Distribuzione Organizzata ma anche e nella fattispecie ai dipendenti di Poste Italiane, che erano ed hanno continuato, anche in questo periodo, ad essere un presidio fondamentale per la comunicazione tra le persone, gli Enti e lo Stato».

Qual è stato il ruolo dei dipendenti di Poste in questo periodo?

«I portalettere, così come gli impiegati degli uffici postali, hanno rischiato, sono stati colpiti ed hanno pagato a caro prezzo la loro disponibilità al lavoro, a non farci mancare nulla di ciò che serviva, senza chiedere mai, fino ad ora, nulla in cambio, solo vantando il proprio orgoglio di svolgere un servizio per la comunità. Questi lavoratori sono quelli che, quando le ditte di trasporti che lavorano ad esempio per Amazon non ce la fanno, intervengono per consegnarci la merce che abbiamo ordinato via web; ed ancora sono quelli che, quando le agenzie incaricate di convocare, tramite prenotazione, le persone per farsi vaccinare non riescono a farlo per incapacità, intervengono e con la loro professionalità ed impegno consegnano le convocazioni e permettono al sistema di accelerare importanti processi che altri non riescono a svolgere. Ci sono persone, in questo settore, talmente disponibili al proprio lavoro, che caricano oltre ogni misura il proprio mezzo, motorino o automobile, per riuscire con un unico giro a consegnare il più alto numero possibile di prodotti, in modo da metter a rischio anche la propria incolumità personale. Ecco a questi esempi di “super‐volontà” vogliamo, e lo dovrebbe fare anche la loro azienda, dire che questi tipi di “eroi” non ci servono perché, quando poi succede la disgrazia, sono loro a pagare in prima persona ed anche la collettività tramite gli istituti previdenziali che paghiamo tutti.

Ora dovranno giocare un ruolo importante anche nel nuovo servizio di prenotazioni delle vaccinazioni anti-Covid.

«Vorrei sottolineare che i dipendenti di Poste Italiane sono sempre, e sottolineo sempre, stati disponibili a servire l’utenza in ogni ambito e senza farsi mai impensierire dalla mole di lavoro che li attende e, per esempio, come fanno ogni mese nella distribuzione delle pensioni INPS, così si renderanno disponibili nelle prenotazioni delle vaccinazioni nei prossimi mesi, sostituendo le agenzie precedentemente incaricate che non hanno e non potranno mai avere la rete capillare di presidio sul territorio, tramite i portalettere e gli uffici postali, che ha Poste Italiane e che senz’altro permetterà, in questa situazione, il successo dell’operazione vaccinale».

Quali sono le prospettive ora?

«Noi del sindacato li ringrazieremo eternamente per il loro servizio, la loro abnegazione ed il loro senso civico e del dovere, ma vorremmo che gli fosse riconosciuto quantomeno quel minimo essenziale che gli è dovuto da parte della collettività che è un lavoro in sicurezza, riconosciuto in termini di salario, di soddisfazioni ed equilibrato nei tempi di vita e di lavoro e se fosse possibile, così come per i dipendenti della Grande Distribuzione Organizzata anche loro disattesi, la precedenza nelle vaccinazioni come categoria a rischio. Noi non vorremmo che, come sta accadendo per altre categorie, finito il problema, ci dimenticassimo di questi lavoratori e non gli riconoscessimo, ad esempio, un nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, non gli sostenessimo con nuove assunzioni di personale che gli limitino il ricorso allo straordinario, non li facessimo lavorare in sicurezza sia nei luoghi di lavoro chiusi, sia con i mezzi di trasporto con cui operano, non li trattassimo come oggetti sbattuti a destra ed a sinistra e non utilizzassimo algoritmi freddi per misurare la loro capacità produttiva. E’ troppo chiedere per loro una prospettiva di carriera seria, non regolamentata dal servilismo e dal ricatto lavorativo, ma basato sulla meritocrazia e sulla professionalità?».

 

Scarica l’articolo in formato PDF

 

Precedente

Prossimo