“Sentenza Galbani, le due operaie devono essere assunte a tempo indeterminato”

CASALE CREMASCO « L’azienda le deve riassumere con un contratto a tempo indeterminato, oltre a riconoscere loro sei mesi di stipendio, come indennità. Saranno poi loro a scegliere se accettare o meno il reintegro in organico». Con queste parole, la sindacalista della Cgil Monia Castelli sintetizza il punto chiave della sentenza del giudice del lavoro di Milano, che permetterà a Valentina Assandri e Barbara Bragonzi di tornare a lavorare alla Galbani nelle prossime settimane. Le due operaie sono state affiancate dall’ufficio legale della Cgil. Rientrano nella categoria seguita dalla Nidil, che rappresenta i dipendenti atipici. Si tratta di chi lavora in somministrazione, con collaborazioni coordinate e continuative, ma anche occasionali, oltre alle partite Iva individuali. Avevano aperto la vertenza l’estate scorsa. La sentenza è arrivata a metà gennaio, ma è stata resa nota solo negli ultimi giorni. Dall’azienda fanno sapere che si riservano di esaminare le carte, prima di commentare. «Il loro primo contratto a tempo determinato, tramite agenzia interinale, risale al 18 giugno 2018 — spiega Castelli —: avevano lavorato in Galbani, nel reparto di produzione di filati (mozzarelle, Galbanino, formaggio a fette Ndr ), sino all’aprile 2019. Poi la stessa azienda le aveva assunte, ma ancora a termine, sino a settembre di 2 anni fa. Concluso quest’ulteriore periodo, con la motivazione della conclusione della stagionalità, il contratto non era stato rinnovato». In pratica, concludendosi il periodo estivo, favorevole alla vendita dei formaggi freschi, Galbani aveva sfoltito l’organico del reparto. Nel frattempo, però, era entrato in vigore il decreto dignità (emanato nel novembre 2018): «Questa legge ha dei difetti, ma in questo specifico caso è stata il grimaldello che ci ha permesso di vincere la causa — sottolinea Castelli —: di fatto la sentenza delle operaie cremasche diventerà un caso di scuola, almeno a livello provinciale, essendo una delle prime che applica la nuova normativa. In generale il decreto ha posto paletti precisi alle aziende su come devono operare, soprattutto nei contratti a termine. Il giudice ha applicato i contenuti della normativa, confermando che la seconda assunzione a tempo determinato, da aprile a settembre 2019, non si poteva fare. Dopo un anno di contratto a termine, se l’azienda vuol tenere il lavoratore lo deve assumere a tempo indeterminato. Evidente la finalità: garantire tutele ai precari». Entro qualche settimana Assandri e Bragonzi potranno dunque rientrare in Galbani, Bragonzi probabilmente già ad inizio marzo. Come detto, comunque, le operaie non sono obbligate: si tratta, a questo punto, di una loro libera scelta. «Nel reparto e con i colleghi ci siamo sempre trovate bene, personalmente sono ben felice di tornare», ha spiegato Bragonzi. La sentenza ha anche stabilito che, oltre a stabilizzare il rapporto di lavoro, i cinque mesi del secondo contratto a termine vengano conteggiati come un’assunzione a tempo indeterminato, con evidenti vantaggi per le due operaie, sia a fini pensionistici, sia per il calcolo dei futuri scatti relativi alla anzianità.

 

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