La riforma socio – sanitaria della Lombardia non soddisfa le attese del sindacato pensionati

Oggi riunione di Terza Commissione

La riforma socio – sanitaria della Lombardia non soddisfa le attese del sindacato pensionati

“Non può essere sufficiente un ritocco, ma un profondo ripensamento del sistema”

La pandemia ha mostrato le debolezze e le falle del sistema sociosanitario lombardo, e ha evidenziato che “oggi non può essere sufficiente parlare di ritocco ma occorre un profondo ripensamento di sistema”.

Oggi in regione Lombardia si è svolto l’incontro della Terza Commissione dedicato alla discussione sulla proposta di riforma del sistema sanitario. I sindacati dei pensionati di CGIL CISL UIL regionali hanno portato il loro contributo, con una memoria scritta firmata dai tre segretari generali di SPI FNP UILP (Valerio Zanolla, Emilio Didonè e Serena Bontempelli) e che ha toccato i punti critici della bozza presentata dall’assessore al Welfare Letizia Moratti.

“Per quanto ci riguarda – si legge nella nota –, le linee guida del riordino della sanità lombarda presentate lasciano ancora troppi dubbi su come dovrebbe essere riorganizzata la prevenzione, la medicina territoriale, l’assistenza sociosanitaria, la governance della Direzione Generale Welfare, il rapporto pubblico e privato. Non vediamo assegnato quel rafforzamento organizzativo e funzionale della Direzione Generale Welfare che consentirebbe una maggiore capacità di coordinamento e di indirizzo del sistema. Questo punto ci ha purtroppo visto più volte confrontarci con comportamenti disomogenei tra Ats e Ats, tra Asst e Asst, tra Ats e Asst, che hanno causato notevoli disagi e diversità nell’accesso ai servizi per i cittadini in Lombardia”. “Viene presentata la riproposizione del modello di governance basato sulla suddivisione delle funzioni tra Ats e Asst per quanto riguarda programmazione, governo e erogazione dei servizi che non ha funzionato. Con il rischio evidente che si ripresentino le stesse criticità a cui abbiamo già assistito”.

In particolare, dopo la tragica esperienza della pandemia covid, è la questione del rapporto tra pubblico e privato che sta maggiormente a cuore ai Pensionati della Lombardia, che richiedono che vada “riesaminata” non dal punto di vista ideologico ma di sistema. “Noi riteniamo che non sia solamente una questione tecnica di accreditamento e di regole da sistemare ma sia, prima di tutto, un problema “politico e di scelte politiche”. Non si può continuare a privatizzare parti di sistema sanitario pubblico, accreditare, finanziare con soldi pubblici e poi “lasciare il privato navigare nel libero mercato”. Si continua a rafforzare la competizione “infelice” tra pubblico e privato, con il privato che potendo contare su di una maggiore flessibilità su investimenti, acquisti e assunzioni conquisterà sempre più fette di mercato e clienti, fino ad arrivare a “ricattare” un giorno la stessa politica. La sanità dovrebbe essere più pubblica e non meno. E per essere più pubblica, non ha bisogno di “aggiustamenti e ritocchi” ma di una vera e profonda riforma culturale. Invece, dalla bozza presentata intuiamo che la grande sfida sarà sugli investimenti che andranno al pubblico ma possiamo già prevedere che la crescita del privato, nel nome della libertà di scelta, prosegua in perfetta continuità con il passato. Ma c’è una vera libertà di scelta tra i due anni di attesa per un intervento di cataratta con il servizio sanitario e una settimana di attesa per lo stesso intervento a pagamento?”

Insomma, le nuove linee della sanità lombarda non soddisfano le attese di SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL.

“La sanità lombarda oggi è deficitaria, non tanto da un punto di vista strutturale di sistema ospedaliero per acuzie, ma di organizzazione, di programmazione, di risorse, di personale della medicina territoriale. Questo è la priorità: per svolgere il suo ruolo centrale per la salute dei cittadini la medicina territoriale ha bisogno di risorse, di medici, di infermieri, di operatori con una formazione più adeguata e specifica alla medicina di prossimità dell’assistito, che è diversa dalla medicina di urgenza degli ospedali”.

“Per questo, consideriamo queste prime linee guida insufficienti, e la revisione tanto annunciata della legge regionale sta assumendo sempre più l’aspetto di semplice ritocco ad un sistema che ha dimostrato lacunose carenze. Nessun accenno alle liste d’attesa, nessun accenno alle Rsa… Chiediamo più coraggio, più risorse, più personale, più formazione perché la sanità lombarda ha soprattutto bisogno di investire risorse “fresche” per rifondare ex novo la medicina territoriale e di stabilizzare le risorse “vecchie” per confermare l’eccellenza dei nostri ospedali che attraggono pazienti da altre regioni e da ogni parte del mondo”.

“Richiediamo a regione Lombardia quel tavolo di confronto permanente (promesso) che monitori la condizione degli anziani in Lombardia. L’obiettivo – conclude la nota dei segretari di SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL – è quello di mettere a fuoco, insieme a Regione, il mondo degli anziani in modo innovativo in particolare su quattro macro aree: salute e sanità, solitudine e abitare sostenibile, mobilità e trasporto sociale, attività sociali e tempo libero”.

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