“Aumento ingiustificato”, Palmiro Crotti (SPI CGIL Cremona) sui costi delle RSA cremonesi e lombarde
Palmiro Crotti (SPI CGIL Cremona) commenta i costi delle RSA cremonesi e lombarde
– Intervista del 7.02.2025 su Mondo Padano –
Negli ultimi mesi, le rette delle RSA cremonesi e lombarde hanno subito aumenti considerevoli, con incrementi che possono arrivare fino a 2.000 euro all’anno per ospite. Questa situazione sta mettendo in seria difficoltà molte famiglie e pensionati, costretti a far fronte a spese sempre più alte per garantire un’adeguata assistenza ai propri cari. Ma quali sono le cause di questi aumenti? E, soprattutto, sono realmente giustificati? Ne parliamo con Palmiro Crotti, dello SPI CGIL Cremona, che ci aiuta a fare chiarezza su una situazione che sta diventando sempre più insostenibile.
Cosa sta succedendo al mondo della residenzialità sociosanitaria? Perché tanti aumenti delle rette?
L’aumento delle rette in molte RSA cremonesi e lombarde sta mettendo in ginocchio pensionati e famiglie. Si registrano incrementi che oscillano tra il 10% e il 15%, con costi che arrivano a gravare sulle famiglie per 2.000 euro in più all’anno. Le strutture giustificano questi rincari principalmente con due motivazioni: da un lato, l’aumento dei costi generali – generi alimentari, materie prime, attività e assistenza – dall’altro con la scusa del rinnovo dei CCNL dei dipendenti.
Mi parla di “scusa”, non reputa giustificati questi aumenti?
Assolutamente no. Se fosse solo una questione legata all’inflazione, allora anche gli anziani che devono pagare le rette dovrebbero ricevere un aumento proporzionato della loro pensione. Invece, i pensionati hanno visto un adeguamento pari allo 0,8% nel 2024, mentre le RSA stanno applicando rincari dieci o venti volte superiori.
Per quanto riguarda gli aumenti contrattuali del personale, ricordo che le strutture solitamente accantonano fondi specifici nei bilanci per far fronte a questi costi e, soprattutto, Regione Lombardia ha stanziato finanziamenti dedicati proprio per coprire il rinnovo dei contratti. Quindi, il peso economico non dovrebbe ricadere sulle famiglie.
Regione Lombardia ha stanziato fondi, ma quindi il problema dovrebbe essere risolto?
In teoria sì, ma in pratica no. Regione Lombardia ha effettivamente deliberato risorse significative per le RSA nel dicembre 2023, prevedendo finanziamenti per l’acquisto di farmaci e per mitigare i costi sanitari degli ospiti più gravi. Inoltre, ha fissato una retta media territoriale con il vincolo di non superare il 2% di aumento.
Il problema è che questa misura ha avuto l’effetto opposto: tutte le strutture che avevano una retta inferiore a quella media si stanno adeguando per raggiungerla, facendo lievitare i costi per gli utenti. Inoltre, nella nostra zona il riferimento è ATS Valpadana, che include anche Mantova, dove le rette sono più alte. Questo ha portato a un effetto a catena che rischia di far salire ulteriormente i prezzi, senza reali strumenti per bloccare la spirale degli aumenti.
E almeno la qualità del servizio è migliorata?
Purtroppo, no. È lecito aspettarsi che, a un aumento delle rette, corrisponda un miglioramento dei servizi, ma questo non sta accadendo. Il personale continua a essere insufficiente rispetto ai bisogni assistenziali, e le professionalità più qualificate sono sempre più difficili da reperire. In molti casi, le strutture scaricano la colpa sugli aumenti contrattuali, cercando di attribuire le responsabilità ai lavoratori, mentre il vero problema sta nella mancanza di investimenti strutturali e in una gestione che continua a mettere il profitto prima della qualità dell’assistenza.
Come intendete affrontare questa situazione?
Continueremo a denunciare pubblicamente questi aumenti ingiustificati e a chiedere maggiore trasparenza. Tuttavia, non basta sollevare il problema: servono soluzioni concrete. Per questo motivo, insieme ai colleghi della Funzione Pubblica CGIL e della Confederazione, unitariamente, chiederemo incontri con ARSAC, l’associazione che rappresenta molte RSA della provincia. Finora, ARSAC non ha preso una posizione chiara su questi aumenti, ma crediamo che potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nel contenimento dei costi.
Una soluzione concreta potrebbe essere la creazione di centrali di acquisto per farmaci, attrezzature, dispositivi medici ed energia, che permetterebbero alle strutture di risparmiare sui costi e, di conseguenza, evitare di scaricare l’intero peso economico sugli ospiti e le loro famiglie.
Parallelamente, chiediamo che le Amministrazioni comunali prendano posizione su questa emergenza. Ricordiamo che molte RSA sono ONLUS e gestiscono beni donati da benefattori con lo scopo di offrire assistenza, non di speculare sulle spalle di pensionati e famiglie. I Comuni, che si trovano sempre più spesso a dover intervenire economicamente per sostenere i cittadini in difficoltà, non possono rimanere in silenzio davanti a questa situazione. È loro dovere garantire maggiore controllo e trasparenza, perché questi aumenti stanno diventando un problema sociale di enorme portata.
Se non si interviene ora, i costi continueranno a lievitare senza freni. Chi pagherà il prezzo più alto saranno sempre le fasce più deboli della popolazione: gli anziani e le loro famiglie.