Bonus Mamme, chi ne avrà diritto e a quanto ammonta: sarà in grado di risolvere i problemi della natalità in Italia?

La CGIL di Cremona analizza il “Bonus Mamme”, un provvedimento che il Governo Meloni ha varato con il dichiarato intento, attraverso esenzione dai contributi fino ad un massimo di 3000€ annui, di affrontare la crisi demografica che da decenni colpisce il nostro Paese, contestualizzandolo nella situazione occupazionale femminile. 

La situazione dell’occupazione femminile

“Una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità”. Ad evidenziare una situazione che è ben più di un campanello d’allarme, è l’Ufficio Studi della Camera, che spiega che “la decisione di lasciare il lavoro è determinata per oltre la metà, il 52 per cento, da esigenze di conciliazione e per il 19 per cento da considerazioni economiche. In generale, il divario lavorativo tra uomini e donne è pari al 17,5 per cento, divario che aumenta in presenza di figli e arriva al 34 per cento in presenza di un figlio minore nella fascia di età 25-54 anni”.

Questi dati, oltre a confermare i grandi divari di genere ancora purtroppo attuali, evidenziano quanto lavoro e maternità sembrino tutt’oggi inconciliabili: il tasso di occupazione di donne con figli sotto i 6 anni è solo del 55%, mentre quello delle donne senza figli sale a oltre il 77%.

Sarebbe del tutto fuori dalla realtà negare l’esistenza di un oggettivo problema demografico nel nostro Paese, ma è fuori da ogni logica affrontarlo con gli strumenti messi in agenda dal nostro Governo: affermare che il “Bonus Mamme” possa essere in grado di invertire la tendenza degli allarmanti dati, o che possa dare ai giovani una fiducia tale da pianificare la nascita di uno o più figli, non trova fondamenta razionali o tantomeno realistiche.

Il Bonus Mamme: chi può accedervi

L’INPS, con la circolare 27, ha definito come accedere all’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri di tre o più figli.
La decontribuzione sarà valida per il solo 2024 per mamme con due figli, fino al 2026 per le donne che ne hanno di più.

Già parlare di “tre o più figli” è fortemente discriminatorio e divide tra madri lavoratrici di serie A e madri lavoratrici di serie B. 

Ancora più discriminatorio se pensiamo che è rivolto esclusivamente a donne con contratti a tempo indeterminato, con privilegi maggiori per i redditi più elevati: l’elenco delle lavoratrici escluse dal Bonus Mamme è, anche in questo caso, lunghissimo: disoccupate, autonome, precarie, collaboratrici occasionali, lavoratrici domestiche. Insomma, paradossalmente, tutte quelle lavoratrici che avrebbero invece maggiore bisogno di certezze e stabilità economica e lavorativa, necessarie per programmare con serenità un percorso di vita famigliare e genitorialità.

A questo si aggiunga che parliamo dell’ennesimo Bonus con data di scadenza, come se si potesse pensare di risolvere il problema della natalità in un anno (tre per chi ha tre figli).

Ma non finisce qui, anche le mamme di due o più figli non è detto possano accedere a questo Bonus: la norma spiega, infatti, che “Il beneficio consiste nello sgravio del 100% fino al 2026 della quota contributiva obbligatoria a carico delle lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato madri di tre o più figli, di cui uno minore di 18 anni, o nel solo 2024 per le madri di due figli di cui uno con età inferiore ai 10 anni”.

Bonus Mamme: a quanto ammonta

“Fino a 3.000€” è quanto viene pubblicizzato. La decontribuzione ha una soglia massima di 250€ al mese sui contributi in busta paga, quindi sono proprio i redditi più bassi quelli penalizzati, che non arrivano alla soglia di assorbimento di un Bonus che garantisce maggiori benefici per i redditi più alti: vantaggio reso ancora più visibile dal fatto che le buste paga fino a 35 mila euro lordi possono già contare sul taglio del cuneo fiscale introdotto prima dal governo Draghi e poi confermato dal governo Meloni. 

Se teniamo conto del fatto che il taglio del cuneo fiscale già in essere e il Bonus Mamme sono misure alternative e non cumulabili, comprendiamo quanto le poche donne che potranno effettivamente beneficiare di questo sussidio avranno in effetti degli aumenti pressoché ridicoli sullo stipendio mensile, nel caso di redditi più bassi, benefici che potranno alzarsi solo con l’aumento del reddito.

Conclusioni: un Bonus che non risolve nulla

Se vogliamo incentivare veramente la genitorialità allora perché un solo figlio, ancorché piccolo, non dà diritto al beneficio? La risposta, sebbene non fino in fondo condivisibile, si comprende dettata dalla limitazione delle risorse disponibili, così questo è un provvedimento che non affronta il vero problema di un Paese che invecchia e non risolve i nodi strutturali della natalità.

In un quadro come quello attuale avremmo bisogno di misure che siano serie prima di tutto, ma ancora di più che siano strutturali ed in grado di dare un’effettiva prospettiva alle donne lavoratrici che vogliono poter crescere un figlio ma che, anche con questo Bonus, non se lo potranno permettere.

 

Retribuzione mensile lorda Esonero contributivo IVS 6%-7% Bonus mamma Reale beneficio (differenza tra  il taglio cuneo fiscale 6%-7% e il bonus mamma) 
700 € 49,00 64,33 15,33
1.100 € 77,00 101,09 24,09
1.600 € 112,00 147,04 35,04
2.000 € 120,00 183,80 63,8
2.500 € 150,00 229,75 79,75
2.692 € 161,52 249,39 85,87
> 2.720 € 0,0 250,00 250,00

Bonus mamme: importo effettivo e comparazione con l’esonero contributivo IVS

Scarica il volantino Bonus Mamme

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