Decine di morti, feriti e dispersi al largo di Crotone: Un nuovo fallimento dell’Europa e del contrasto ai soccorsi in mare, a cominciare dal decreto anti ong

L’ennesima tragedia del Mediterraneo ci racconta ancora una volta di quanto siano sbagliate le politiche europee nella gestione del fenomeno migratorio e dei rifugiati, siamo di fronte a uno dei più gravi naufragi degli ultimi anni, che aggrava uno stillicidio continuo che fa del Mar Mediterraneo un enorme cimitero.

Ancora una volta piangiamo decine di vittime: donne, uomini e bambini partiti, pur consapevoli dei rischi, alla ricerca di un futuro migliore, di una possibilità di sopravvivenza, di una speranza. 

Ma piangere non basta. La politica di chiusura delle frontiere e la demonizzazione delle ONG hanno portato ad una situazione di emergenza permanente in cui centinaia di persone ogni anno muoiono nel tentativo di attraversare il mare. 

Tanta retorica: oggi la logica è quella per cui si narra che si possano bloccare le partenze, ben consapevoli che questo non sarà mai possibile. 

Occorre favorire politiche di coesione e di sviluppo delle aree più povere del mondo, fermare le guerre, garantire la libera circolazione delle persone, favorire una diversa distribuzione delle ricchezze Occorre anche istituire corridoi umanitari, superare gli accordi di esternalizzazione delle frontiere, rivedere il Trattato di Dublino e il Memorandum con la Libia, impegnarsi per politiche di accoglienza per rifugiati e profughi. Le stragi continueranno finché non ci sarà un cambio radicale delle politiche che considerino l’immigrazione un fenomeno strutturale e non un problema di sicurezza»,

Proprio tre giorni fa come CGIL abbiamo sottoscritto una petizione al Parlamento Europeo sul rispetto del diritto internazionale, dei valori dell’unione e dei diritti dell’uomo perché possano prevalere i valori di solidarietà e accoglienza su cui si fonda l’Unione e che prevalga  il rispetto dei diritti degli uomini prima di ogni altro interesse.

Le recenti decisioni prese dal Consiglio europeo sul tema dell’immigrazione sono deludenti e antistoriche. La protezione delle frontiere non può essere l’unica risposta alle migrazioni. La gestione dei flussi migratori non può essere basata su criteri di sicurezza e ordine pubblico, ma deve essere integrata e solidale.

E invece nulla di confortante giunge neppure dal nostro Governo: le parole del Ministro Piantedosi sono ancora più agghiaccianti delle immagini di quei corpi sulla sabbia, sono una ulteriore violenza per i morti e lo sono certamente per i sopravvissuti. Sostenere, come ha fatto il Ministro, che anche da disperati non bisogna mettere a rischio la vita dei figli e che lui non sarebbe partito perché è stato educato a fare qualcosa per il paese in cui si vive e non a chiedere qualcosa al paese in cui si arriva significa, nella migliore delle ipotesi, non rendersi conto dei drammi che si stanno consumando in quei Paesi. Nella peggiore significa invece valutare poco più di niente la vita altrui e permettersi di giudicare ciò che non si conosce.

Nemmeno la pietà, nemmeno quella finta, quella comoda di chi ha avuto la fortuna di nascere nella parte del mondo giusta. Nemmeno un minimo di angoscia, di rabbia, un interrogativo per quei corpi, in fila su una spiaggia. Nemmeno il tentativo di interrogarsi su cosa non va in questo nostro mondo, su cosa può costringere donne e uomini a mettersi in 300 su un barcone nel folle tentativo di attraversare il mare, su cosa può voler dire metterci i propri figli, le proprie vite, tutte le proprie speranze.

 

Elena Curci
Segretaria Generale CGIL Cremona

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